Raccontare e
raccontarsi per metafore: “Johnny non può morire” è il titolo dell’ultimo racconto di Tiziano Astolfi. Una storia in bilico tra
realtà e immagine ideale, attraverso una trovata narrativa che tende a destare
curiosità nel lettore fino ad approdare ad un finale a sorpresa. Protagonista del
nuovo racconto, narrato in prima persona come un monologo interiore, è Johnny (l’ipotetico
figlio dell’autore), che si destreggia tra panorami metropolitani,
suggestioni musicali e sogni metafisici. La valenza simbolica
viene trasposta in una dimensione realistica, ma si intreccia a momenti onirici
in cui si esplica la naturale predisposizione di Tiziano Astolfi a osservare e riflettere e a porsi quesiti esistenziali mai risolti. Ecco quindi
comparire enigmatici punti interrogativi e una “gigantesca testa di lupo”,
figura quasi mitologica che funge da oracolo: si delinea così il difficile
rapporto che l’autore ha con la linea del tempo (simboleggiato dal ticchettìo
dell’orologio), l’intersecarsi continuo di passato, presente e futuro, la vita
vista come una enigmatica partita a scacchi. In questo contesto si inserisce
l’idea della scacchiera, rappresentazione grafica della
complessità dell’esistenza umana, fatta di luci e di ombre, di bianco e
di nero: un’armonia ossimorica di opposti. La musa ispiratrice
rimane sempre la musica rock, ma, a differenza di altri racconti, si possono
cogliere molti riferimenti alle arti figurative e alla multimedialità che
sconfina nel web-design e nella pubblicità, intesa come ultima frontiera
dell’arte nel senso più ampio del termine. La passione per i Rolling Stones
emerge prepotentemente attraverso la descrizione di eventi musicali e di
concerti rock che intrattengono la “fauna notturna” newyorkese nei pub e nei
vari clubs di Manhattan. La chitarra diventa trade-union tra musicisti,
elemento in cui si riconoscono i veri intenditori e che crea amicizie e
complicità.
In questo racconto
Tiziano Astolfi attinge al coacervo delle sue più autentiche e disparate
passioni: da New York, simbolo della grande città cosmopolita dove convergono i
più diversi stimoli culturali, all’idea della ‘factory’ nell’entroterra del
lago di Garda - luogo ideale per l’incontro e la creatività di molti artisti-,
dal Megastore “Big One” - versione attuale del grande magazzino, allo Yota life
center, centro benessere che fa riferimento all’odierna moda dei wellness. Si
aggancia al filone realistico il riferimento all’attentato dell’11 settembre
2001 alle Torri Gemelle, che ha segnato un’epoca e determinato un clima
culturale di incertezza e di nuove paure e che funge da collocazione temporale
del racconto. E continuando nell’elenco degli oggetti amati che fanno storia,
ecco il famoso manichino di dechirichiana memoria che compare spesso
emblematicamente anche nei suoi quadri ad olio e che si giustifica anche con le
radici della madre, che proviene da una famiglia di tradizione sartoriale. La
curiosità per il nuovo e per l’insolito si delineano in vari momenti del
racconto, costruito con grande minuzia nei dettagli, quasi a creare lo
story-board di un film o di una
rappresentazione teatrale.
L’attrazione per le
più recenti invenzioni tecnologiche come tablet e droni e per le scoperte
scientifiche e/ o fantascientifiche come le nano-particelle e gli occhiali per
la visione reale aumentata, studiati per percepire quello che l’occhio umano
non coglie naturalmente, si rivela nella descrizione del caos futuristico di
elementi che caratterizzano i mega-negozi collocati negli spazi metropolitani.
Proprio in mezzo al frastuono della grande città il personaggio Johnny affitta
un appartamento sia per ritrovare qualche sicurezza e un rifugio dove
estraniarsi e riflettere - e qui si intravede l’indole dell’autore -, sia per
innescare nuovi meccanismi narrativi. Non può inoltre mancare il riferimento
alle mostre di arte contemporanea , come il famoso MoMa, che assolvono nel
racconto a una funzione ‘galeotta’, oltre che aprire spiragli sulle profonde emozioni e riflessioni indotte
dall’arte. Non stupisce, trattandosi di questo autore, la casualità
dell’incontro con il personaggio femminile Jessica: le coincidenze che
scandiscono le tappe di un’amicizia-amore, che è anche un percorso di
conoscenza e di consapevolezza di sé e delle proprie aspirazioni, completano il
quadro di una narrazione che è realtà e sogno nel medesimo tempo. Si assiste
alla creazione di un’immagine di donna inafferrabile e affascinante, ma anche
moderna, intelligente e raffinata nei gusti e nelle inclinazioni, vicina
all’ideale dell’autore. Il racconto si
conclude con un’imprevedibile rivelazione finale, che compendia in sé il
‘dolore metafisico’ di chi scrive e
contemporaneamente vive le vicende
nei meandri del suo giardino cerebrale.
Lidia BertacchiTutti i diritti riservati - Copyright by Lidia Bertacchi 2014
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